L’uomo dal fiore in bocca

Nel 1923 Luigi Pirandello pubblicò un testo teatrale dal titolo “L’uomo dal fiore in bocca”.

L’ambiente in cui si svolge la scena della novella è il caffè di una piccola stazione di provincia, in cui, a tarda notte, due uomini conversano. Il dialogo dei due personaggi si basa su argomenti legati alla quotidianità: l’aver perso il treno per un minimo ritardo, le compere a cui gli uomini sono incaricati dalle mogli in villeggiatura, l’arte di confezionare i pacchetti da parte dei commessi dei negozi.
In realtà uno dei due personaggi parla in continuazione, mentre l’altro si limita ad ascoltare interloquendo raramente, con battute ovvie e banali. Gradualmente dal dialogo banale emerge il dramma quando il primo personaggio rivela, al suo occasionale interlocutore, una terribile verità: l’uomo ha scoperto di essere affetto da un epitelioma, un tumore della bocca, un male che lo condanna a morte nel giro di pochi mesi. Egli lo descrive con minuzia di particolari, spiegando come questa cosa dal nome dolce che ben si adatterebbe ad un fiore, si tratti invece di un fiore maligno che orna il suo labbro e che lo costringe a pochi mesi di vita.

L’ultimo anno e mezzo è stato completamente monopolizzato dal Covid. Gli sforzi di molti, da governi a famiglie a sanitari e ricercatori si sono concentrati attorno alla grave emergenza che ci ha colpiti, facendoci a volte, per ovvie ragioni, dimenticare il bello, oltre alle altre forme del “brutto”. Ma, purtroppo, non esiste solo il Covid.
Per quanto riguarda la zona a noi cara (la bocca), la diagnosi di cancro avviene di solito tardivamente per una serie di motivi come scarsa presenza di dolore e scarsa abitudine a guardarsi in bocca da parte dei pazienti che tendono anche a sottovalutare la comparsa di lesioni potenzialmente maligne nel cavo orale, scambiandole per afte da curare al massimo con un collutorio.

Inoltre quasi la metà della popolazione non è a conoscenza della possibilità che in bocca possa svilupparsi un cancro.
Ma il cancro orale non è raro; in Italia 1 ogni 40 uomini svilupperà un tumore delle vie aereodigestive superiori nel corso della vita e nelle donne 1 ogni 175; ogni giorno muoiono circa 8 persone. Ma fortunatamente grazie ai notevoli progressi nel trattamento guarire è possibile. A patto, però, che la diagnosi venga fatta il prima possibile. Ad esempio un odontoiatra formato può riconoscere un cancro alla bocca anche durante una semplice visita di controllo.
Inoltre il gruppo di tumori di cui fa parte il cancro orale è tra i primi 5 tumori in termini di frequenza nei maschi della fascia di età compresa tra i 50 e i 69 anni.
Tra i fattori di rischio è bene annoverare il fumo, indipendente dalla quantità di sigarette fumate e il fumo passivo. Ma anche l’assunzione di alcool è un importante fattore di rischio, specialmente se associata al fumo. Anche infezioni virali tipo il papilloma virus (HPV) sono ormai concausa certa nella genesi di questi tumori. Un particolare occhio di riguardo è bene averlo nel caso di presenza di lesioni orali biancastre e non asportabili (leucoplachie) specialmente se di grandi dimensioni, che in soggetti fumatori o portatori di protesi, possono rappresentare lesioni potenzialmente maligne.

Superata la fase della diagnosi, per questi pazienti inizia un percorso veramente difficile, perché il cancro della bocca non è come tutti gli altri: colpisce una parte del nostro corpo strategico non solo dal punto di vista funzionale (con cui ci alimentiamo, parliamo), impattando sulla vita di relazione, ma la bocca è una parte del nostro corpo che ci caratterizza, che ci dà identità. Molte delle funzioni della bocca come parlare, mangiare e respirare vengono ridotte, e in qualche caso impedite, dalle sequele della neoplasia e dalle terapie che si rendono necessarie. Un tumore al rene, per quanto grave possa essere, non porta a un decadimento della qualità della vita così drammatico.
Come spiega il prof. Giovanni Lodi, direttore della rivista internazionale Oral Diseases, «la qualità della vita di questi pazienti dipende in grandissima parte da noi. Un paziente con cancro orale seguito da un centro o da uno specialista formato e informato sull’argomento e da un igienista dentale preparato, starà molto meglio in termini di qualità della vita. Questo perché, dal punto di vista odontoiatrico, sono i pazienti più complessi che ci possono capitare: sono suscettibilissimi alla carie e spesso hanno un’anatomia compromessa dagli interventi demolitivi ai quali il maxillo-facciale è costretto». Ma questi pazienti non devono affrontare solo le difficoltà del percorso di cura: le fasce socioeconomiche più svantaggiate, che sono le più colpite dal tumore del cavo orale, passano anche per delle serie difficoltà economiche perché tutta la fase protesica successiva, utile alla rialbilitazione e al recupero della funzione e dell’estetica, non è riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale.

Per questo motivo in Italia è nata una onlus, Acapo, presso l’Ospedale San Paolo di Milano, da sempre centro all’avanguardia nella cura delle malattie della bocca, con lo scopo di creare una rete di medici, ricercatori, pazienti e loro familiari, uniti nella lotta contro il cancro della bocca. Il progetto ha l’obiettivo di informare sulla malattia, sostenere i pazienti in tutto il loro percorso di guarigione e di formare tutto il team dello studio odontoiatrico a intercettare la malattia nei suoi stadi precoci e a prendersi cura del paziente sottoposto a terapie oncologiche.

Ritengo che gli studi privati come il nostro debbano essere sempre pronti ad intercettare possibili forme tumorali, approfittando di ogni seduta di controllo per la diagnosi precoce. Non limitiamoci a farlo solo durante il mese della prevenzione o altre iniziative simili. I numeri sono in costante aumento e solo insieme possiamo vincere.